Portare in fascia

Portare in fascia

MAMMA – PAPA’ – BIMBO – CON… TATTO!!!
NOI… PORTATORI SANI DI BAMBINI

Dicono che esistono due modi di prendersi cura dei nuovi arrivati: con un approccio a basso o alto contatto. E’ intuitivo capire che nel primo caso pur con dolcezza e presenza i genitori limitano il proprio contatto fisico col piccolo. Nel secondo caso, con un approccio ad alto contatto, mamma e papà non si risparmiano soddisfacendo ogni richiesta di contatto del piccolo. Questo include allattare a richiesta, dormire insieme (co-sleeping) e portare in fascia: una pratica antichissima ma tornata in auge negli ultimi tempi, con tanti supporti adatti ad ogni esigenza.
Gli aspetti positivi che posso raccontarvi da portatrice sana dei miei piccoli? Per me sono stati molti: sentire il mio piccolo addosso, averlo sempre con me con le mani libere e poter gestire comodamente faccende, uscite, passeggiate anche quando piove, anche con un altro figlio. Dentro e fuori negozi, uffici, senza l’ingombro del passeggino.
Dal punto di vista del bambino posso raccontarvi innanzitutto quello che ho imparato durante i corsi sul portare: i primi nove mesi fuori dalla pancia rappresentano per il neonato una seconda gravidanza, esogena. Si tratta di un periodo di adattamento al mondo esterno che la natura prevede per i piccoli: altri 300 giorni circa perché il neonato possa iniziare a conquistare consapevolezza, libertà e indipendenza. Conquista che coincide con i primi movimenti del gattonare o i primi passi.
E il portare in fascia fa in modo che questa seconda gravidanza per il piccolo sia un continuum con i suoi mesi nel grembo materno: quel movimento ondulatorio che viveva dentro lo rivive quando pancia a pancia sta a contatto con la sua mamma. Dopo nove mesi di convivenza, al buio, con rumori ovattati, la fascia per i neonati rappresenta quel luogo sicuro dal quale iniziare ad esplorare il mondo, con le sue luci, i suoi rumori, le sue energie… il tutto con la rassicurazione di essere con la propria mamma.
E’ vero, si tratta senza dubbio di un approccio che richiede maggior presenza, ma quando vi si addormenterà per la prima volta addosso mentre passeggiate ne sarete entusiasti. Per non parlare dei papà: ancora di più per loro che non li hanno portati dentro sarà un modo per sentire il loro piccolo, provare sensazioni ed emozioni uniche.
Inoltre tutte le certezze che incamera nel suo primo periodo di vita lo renderanno un bambino sicuro e indipendente, vedrete.
Detto questo se vi state chiedendo: qual è l’approccio giusto? Beh secondo il mio punto di vista non esiste un giusto o sbagliato, se vi va e ve la sentite FATELO! A voi la scelta, senza scuole, teorie o filoni: ognuno ha la propria esperienza da fare. L’importante è fare quello che si sente!

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