Ah che bello quando abbiamo iniziato! Aggiungere un posto tavola, il seggiolone e la sua pappa completava proprio il nostro quadretto familiare.
Con Matteo, secondogenito follemente innamorato delle sue poppate, il processo è stato più graduale ma anche più “vero”.
Dopo il primo bambino svezzato con pappine frullate, verdure sminuzzate e gran mescoloni ho deciso che se avessi avuto un altro figlio sarebbe stata un’altra la strada da seguire per introdurlo al cibo.
Ricordo che capitò per caso in negozio (ammesso che i casi esistano) una giovane mamma che mi raccontava entusiasta la sua esperienza di svezzamento, auto-svezzamento: dagli 8 mesi stava proponendo alla sua piccola ciò che preparava per sé e il compagno. Niente pappine, niente frullati, niente mix iperproteici ma solo cibo vero, intero che mangiavano quotidianamente mamma e papà. Ne rimasi subito affascinata.
Io mi ritrovavo con un bambino di 2 anni a fare uno svezzamento dallo svezzamento: non era abituato alle consistenze, ai sapori diversi di ogni alimento e faceva fatica a mangiare ciò che non era frullato.
Un vero dramma: volevo che si abituasse al cibo “normale” ma per lui normale era ciò che gli avevamo proposto per i primi 18 mesi.
Con Matteo (il secondo arrivato) volevo scegliere una strada più naturale.
Ecco che le parole di Vanessa cascarono a fagiolo!
Ma come funzionava questo auto-svezzamento?
Iniziai a cercare online, a leggere e piano piano entrai in questo meccanismo così sano e rispettoso dei bambini.
L’auto-svezzamento altro non è che una naturale evoluzione dell’alimentazione dei piccoli dai liquidi ai solidi, attraverso un graduale e dolce passaggio dall’allattamento (materno o artificiale) al cibo dei grandi.
Ho scoperto che il ruolo dei genitori non deve essere quello di grandi maghi che riescono a concentrare in un piatto frullato cereali, proteine e vitamine ma è più naturale che sia quello di accompagnare il bebè alla scoperta di nuovi sapori.
Anche se è ancora senza denti? Sì, questa era una questione che mi preoccupava molto e per questo la approfondii per bene.
I bambini sono un universo ricco e completo, una volta perso il riflesso di estrusione intorno ai 5-6 mesi i bambini sono pronti gradualmente a “familiarizzare” con i solidi.
Hanno le capacità per succhiare, assaporare e sminuzzare a loro modo il cibo che gli viene proposto.
Ovviamente sta a noi genitori attenti evitare di proporgli cibi “tendenzialmente pericolosi” come ad esempio carotine crude o chicchi d’uva: basta documentarsi e soprattutto seguire il buon senso.
Ogni cosa a suo tempo e ogni bambino con i suoi ritmi.
Io ho iniziato auto-svezzamento con Matteo a 10 mesi e non ho dovuto far altro che osservarlo, rispettare i suoi tempi e “ascoltare” le sue richieste (infatti si parla appunto di alimentazione complementare a richiesta) il tutto in maniera naturale.
Dai 3 anni Matteo assaggia qualunque cosa, ha imparato a gestire consistenze e sapori diversi in tutta autonomia e a distinguere gli alimenti. Mica poco….
Dicono che “il cibo è il modo più immediato per scoprire il mondo”.
Non è forse vero?